38 TFF - Sin Señas Particulares, di Fernanda Valadez (Torino 38)

Magdalena non ha più notizie del figlio da quando, mesi prima, ha lasciato il Messico per andare negli Stati Uniti. Le autorità spingono perché Magdalena firmi un certificato di morte, ma l'incontro con un genitore in lutto spinge la donna a intraprendere un lungo viaggio per capire quale sia stato il destino del figlio. Magdalena incontrerà Miguel, un ragazzo costretto a rimpatriare dagli Stati Uniti, e con lui affronta la violenza e la desolazione di un paese profondamente cambiato. Un esordio secco, capace di raccontare attraverso una storia privata il dramma condiviso da un intero paese.

Nazione: Messico, Spagna, Anno: 2020, Durata: 95'


Rumori ambientali, bianco.

Attraverso una graduale assolvenza, dall’indistinzione entropica emerge una figura.

Appena apparso, Jesús (Juan Jesús Varela) si eclissa, previa annunciazione della sua imminente partenza. Jesús è un giovane messicano, che come moltissimi anela al raggiungimento del suolo statunitense. Parte sprovvisto di un documento che ne attesti (burocraticamente) l’esistenza, finendo per smarrirsi nella dimensione liminale, voraginosa, propria del confine. Un viaggio verso uno spazio annichilente, in cui le forme del Messico e degli USA si affrontano in uno scontro brutale.

«Io non so se mio figlio è morto»

Di Jesús vengono trovati gli oggetti accessori, ma non il corpo.

L’incertezza si configura come quella forza propulsiva che spinge Magdalena (Mercedes Hernández) alla ricerca del figlio. L’indeterminatezza riguardo il suo stato vitale e la sua posizione geografica diviene la matrice di una ricerca che fin da subito si riconosce come inconcludente. Ma che, forse proprio per questo, è animata dalla speranza insopprimibile di giungere ad un’appacificante formalizzazione.

Tutti i corpi in cui Magdalena si imbatte sono ugualmente irriconoscibili: i cadaveri dilaniati raffigurati nelle foto che gli agenti federali statunitensi le mostrano non compongono che un unico, gigantesco, corpo informe. Un mosaico di macerie antropomorfiche, prive di valori differenziali. Una fossa comune dai contorni in espansione.

E su questa base fluida, informe, che si costruisce lo sguardo di Fernand Valadez: uno sguardo geometrizzante, dissezionatore che - coadiuvato dalla fotografia di Claudia Becerril Bulos - cerca imperterrito di dare forma a quel fluido magmatico di cui Sin Señas Particulares si sostanzia, nel tentativo di risalire ad un’identità fondante. Ogni inquadratura declama la sua artificiosità, la sua mancata aderenza al soggetto: qualcosa di fondamentale, sempre, gli sfugge. Quello di Valadez è un doppio dello sguardo di Magdalena, la sua concrezione filmica.

Sin Señas Particulares come thriller scopico.

Nel film di Valadez, la luce del giorno non assume mai gradualmente i connotati del buio notturno. Lo stacco è sempre drastico, abrupto. La dimensione fotografica che vi intercorre sfugge al film. Ed è proprio in quello spazio chimerico che i giovani migranti si dissolvono. La luce mattutina irrompe, sovrasta quella notturna; così questa fagocita la prima, fulminea. Ad ogni taglio di montaggio è sottesa una logica contrastiva, bellica.

Cosa accade nella semioscurità del fuori campo?

Anche la violenza, la cui rappresentazione è negata al film nella sua quasi totalità (pur se sulla sua implicitazione l’intera vicenda si fonda), esplode di soprassalto con il fragore di un tuono. Improvvisa, incomprensibile.

Incomprensibile è anche la mutazione a cui Jesús è sottoposto. Da vittima a carnefice, da materia inerziale a forza motrice. Quando Magdalena lo ritrova, suo figlio è un altro.

Lo spazio ibrido, semi-illuminato, in cui la metamorfosi è avvenuta, è relegato al soprannaturale, all’indecifrabile. Qui il Diavolo fa la sua comparsa, dettando legge su un mondo invertito.

Speculare a Jesús, la figura di Miguel: lui sta tornando dagli Stati Uniti per ricongiungersi a sua madre, proprio nel frangente in cui Magdalena vaga in cerca di Jesús. Le loro mancanze si equivalgono, le loro intenzioni si compenetrano: entrambi non trovano che le tracce di coloro di cui vanno in cerca.

Magdalena: «Di spalle, gli somigli»

Miguel: «Tutti ci somigliamo di spalle»

Tutti condividiamo uno spazio negativo, persino nella nostra dimensione fisica, nella concretezza del corpo. Impossibile sfuggirvi.

Niccolò Buttigliero

Vita low budget in campionato juniores. Vedere, scrivere, fare cinema - ut scandala eveniant.

Laureato al DAMS di Torino in Storia e teoria dell'attore teatrale con una tesi sul «progetto-ricerca Achilleide» di Carmelo Bene. Vive in un cinema e lavora in un teatro.

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