38 TFF – The Dark and the Wicked, di Bryan Bertino (Le Stanze di Rol)

Louise e Michael sono fratelli. Quando tornano alla fattoria di famiglia per accompagnare il padre verso una morte inevitabile, si accorgono che la madre vive un tormento profondo dettato non soltanto dalla condizione del marito. Con il trascorrere dei giorni e l'aumentare della sofferenza, anche i due fratelli iniziano ad avere incubi e cominciano a credere che qualcosa di malvagio si stia impossessando della loro famiglia. A quattro anni da The Monster, Bryan Bertino torna alla regia con un horror rurale dalle potenti atmosfere soprannaturali.

Nazione: USA, Anno: 2020, Durata: 95'


The Dark and the Wicked ripropone uno dei classici topoi del cinema horror, quello della casa infestata. Nello specifico, si tratta della fattoria di famiglia a cui Louise (Marin Ireland) e Michael (Michael Abbott Jr.) fanno ritorno per assistere il padre (Michael Zagst), ridotto in stato vegetativo, durante quelli che con ogni probabilità sono i suoi ultimi giorni di vita. Bertino impiega il genere horror per descrivere la condizione esistenziale che ognuno di noi esperisce quando si avvicina, consapevolmente, alla perdita di un proprio caro. Per raccontare come l’avvicinarsi dell’ineluttabile condizioni irrimediabilmente il luogo in cui, fisicamente, si sconta l’attesa. La fattoria e gli spazi che la circondano sono sì infestati, ma da un sentimento eminentemente umano, e non da una presenza demoniaca. In questo consiste l’originalità con cui Bertino si approccia all’espediente della haunted house.

«He is everywhere»

Quello rappresentato da Bertino non è un dolore atroce e istantaneo nella sua deflagrazione, bensì una sostanza pervasiva, una fiamma che corrode lentamente, sconvolgendo i luoghi che infesta, e che conduce a putrescenza e disperazione le vite di chi li abita. L’angoscia della perdita ingloba, connotandola, ogni azione. Ogni gesto quotidiano, ogni piccolo rumore, ogni spazio della casa. La psiche stessa dei protagonisti, così come quella della madre (Julie Oliver-Touchstone), comincia a vacillare. Approssimandosi alla dimensione della morte, Louise e Michael vedono concretizzarsi immagini infernali, emissari di un mondo nel quale, da atei, non hanno mai creduto. Come il padre, fanno esperienza di uno spazio liminale tra la veglia e il sonno, tra il reale e l’immaginario. Il confine labile tra le due dimensioni s’incarna, fotograficamente, nel costante stato di semioscurità da cui il film è caratterizzato. Impossibile preventivare quale figura possa prendere forma, all’improvviso, fuoriuscendo dal buio.

Oppressi dal peso di una morte imminente, Louise e Michael non sono in grado di fuoriuscire dal circolo allucinato di violenza cui sono condannati. Il terrore dell’aldilà li conduce gradualmente verso la follia, l’incapacità di districarsi dalla rete immaginaria di fantasmi e demoni in cui sono imbrigliati.

Scandito da sette title cards che indicano il passaggio del tempo (una settimana precisa), The Dark and the Wicked si presenta come una sorta di de-creazione. Come l’ordinamento temporale, cronometrico, del decadimento nell’informe, del mutamento del dolore in follia.

Niccolò Buttigliero

Vita low budget in campionato juniores. Vedere, scrivere, fare cinema - ut scandala eveniant.

Laureato al DAMS di Torino in Storia e teoria dell'attore teatrale con una tesi sul «progetto-ricerca Achilleide» di Carmelo Bene. Vive in un cinema e lavora in un teatro.

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