La differenza sessuale non esiste nell’inconscio
Articolo originariamente apparso su Lacan Quotidien, N. 905 – Mardi 22 décembre 2020
A cura e traduzione di Sara Fontanelli
In merito al discorso di Paul B. Preciado “Je suis un monstre qui vous parle. Rapport pour une académie de psychanalystes”.[1]
Potrà essere una sorpresa per coloro che non conoscono la psicoanalisi se non attraverso una divulgazione caricaturale, e tanto più per quelli che non hanno letto Lacan come merita. D'altronde eccola lì, come la lettera rubata del racconto di Edgar Allan Poe, – specialista in mostri –, in piena vista per tutti e nascosta a ciascuno.[2] Non c'è nulla nell'inconscio freudiano – tanto meno nelle sue formazioni, sogni, sintomi o deliri – che assicuri che vi sia inscritta la differenza sessuale tra un essere-uomo e un essere-donna.
L'inconscio si comporta come se esistesse un unico sesso, e il problema consiste nel sapere quale. Occorre ripeterlo affinché sia chiaro, dopo aver cercato e ricercato: di questa differenza sessuale, nessuna traccia nell'inconscio freudiano, letteralmente, niente di niente.
Che Paul B. Preciado attribuisca l'affermazione contraria alla psicoanalisi, per semplice misconoscimento o altro, non cambia nulla per l'argomentazione. Sarebbe comunque errata in principio: la psicoanalisi che vorrebbe costruire la sua architettura su una differenza di cui non esiste traccia nell'inconscio!
La questione non si risolve ripetendo che i generi, differenti o meno dai sessi, non sono altro che una costruzione culturale.[3] Ci sono molte differenze inscritte nell'inconscio in termini che si definiscono, per ciascuno, dalla differenza binaria con l'altro: attivo / passivo, presente / assente, vedere / essere visto, ingoiare / essere ingoiato, espulso / da espellere, fallo / castrazione, padre / madre, figlio / figlia... - la lista continua, ma non all'infinito. Eppure è impossibile differenziare e stabilire una relazione tra cose che non hanno una rappresentazione nell'inconscio. È il caso dell'essere-uomo e dell'essere-donna.
Per formalizzare i binari che sono inscritti nell'inconscio, Lacan, all'inizio del suo insegnamento, avanza il suo ormai famoso assioma: L'inconscio è strutturato come un linguaggio, cioè è costruito come un'architettura basata sulle differenze tra i suoi elementi, essendo i suoi elementi definiti proprio da queste differenze. Questi binari sono differenze tra i significanti, secondo il termine usato da Lacan nella linguistica del suo tempo che considerava, e continua a considerare, il linguaggio non in quanto definito da un' essenza o significato a priori, ma come sistema di differenze. Il linguaggio e il discorso, che si costruiscono attraverso e a partire dal linguaggio, si basano necessariamente su questa categoria della relativa differenza tra i suoi elementi. E non sembra così facile uscire dalla legge di ferro del linguaggio in cui ognuno di noi è immerso, sempre senza saperlo. È su questa solida differenza tra due elementi che si è costruito un intero sistema, e che è stata costruita, altrettanto bene, ogni civilizzazione conosciuta: mente/corpo, natura/cultura, normale / patologico, maschio / femmina, etero / gay, yin / yang, ecc. La differenza è il principio di un sistema che si spinge il più lontano possibile, spesso su vie che sono quelle della segregazione, più o meno dura, più o meno sottile, ma sempre verso luoghi davvero inospitali se vogliamo preservare l'unicità degli esseri umani che siamo, rivendicano questa singolarità.
Lacan, partendo dall’assioma sostenuto sul binarismo del significante, sarebbe dunque approdato a un altro assioma, più complicato in apparenza, ma in realtà più semplice: non c'è rapporto sessuale. Questo significa, in primo luogo: non c'è nulla nell'essere umano che garantisca l'esistenza di una differenza tra i sessi, che possa permettere dunque di stabilire una relazione, normativa o meno, tra di loro. Non c'è niente di tutto questo nell'inconscio, e ogni tentativo di trovare una soluzione - come la moltiplicazione dei generi - sembra destinato a fallire, vagando in questo spazio perennemente trans.
Il fatto è che la fermezza della legge di ferro della differenza si spinge fino a costruire un discorso che pretende di garantire un'identità. Ma quando si tratta di sessualità, bisogna dire che essa non va molto lontano. Quando si tratta di sessualità e di modi di godimento, quando si tratta di risolvere la questione più intima dell'identità sessuale di ogni essere umano, presa una ad una, indipendentemente dal genere, non ci sono abbastanza barre di ferro per assemblare la gabbia. Qualsiasi tentativo di risolvere la questione dell'identità sessuale fallisce inesorabilmente se funziona solo con la categoria di “differenza” come bussola per navigare attraverso questo deserto, il deserto del godimento, dove, è bene dirlo, non esiste una possibile terra promessa. In modo più semplice e diretto: nel deserto del godimento e dei godimenti sessuali, non ci sono oasi possibili, solo miraggi. Ogni essere umano è trans, che sia in fuga o transumante, in transito o in transfert da un luogo all'altro. Perché ci sono sempre “un luogo” e “un altro luogo” che non possono essere definiti ciascuno singolarmente se non per la loro differenza, l’uno dall’altro.
Questo fatto di struttura è scritto a chiare lettere nell'opera di Freud. Ma è comunque necessario saper leggere ciò che c'è e non leggere ciò che non c'è, con tutti i miraggi e gli specchi di cui è ornato il ballo mascherato della vita sessuale. E, diciamolo chiaramente, solo Jacques Lacan ha saputo mettere queste osservazioni al loro posto con questo aforisma, sempre difficile da commentare senza essere falciati, “non c'è rapporto sessuale”.[4] In materia di sessualità, non c'è modo di stabilire identità basate sulla differenza tra i significanti, qualunque essi siano. Il che lascia l'essere umano - ogni essere umano senza eccezione - in una situazione piuttosto precaria quando si tratta di fissare se stesso in identificazioni solide. Tutto ciò che può essere costruito nel discorso dei generi è in movimento, è necessariamente in un transito tra significanti e mascherate, che il discorso e l'esperienza della psicoanalisi possono aiutare ad attraversare, ma senza alcuna norma preliminare come bussola.
È vero, come ricorda P. B. Preciado in diversi momenti del suo discorso: l’essere-uomo e l’essere-donna possono essere definiti solo dalla differenza tra loro, come due significanti del linguaggio, e non da un'essenza definita da se stessa. Questo è il punto di accordo, ed è su questo stesso punto che P. B. Preciado costruisce tutto il suo disaccordo e le sue critiche nei confronti degli psicoanalisti nel loro insieme. Il malinteso è quindi assodato. Ma il fraintendimento è anche la legge di ogni possibile conversazione. Quando due individui sono fortemente d'accordo, non c'è conversazione, solo un consenso sostenuto su alcuni accordi taciti. E la conversazione, quando è analitica, mette sempre in discussione gli accordi taciti.
Torniamo alla differenza. Come si fa a uscirne senza tornare nel suo impero regolato dalla legge di ferro del significante, sia identificandosi con uno dei due termini, sia rifiutandolo? C'è già qualcosa di mostruoso nella differenza, perché sfugge a se stessa e si diffonde in tutto il sistema. E più si vuole fare di questo sistema un intero, un sacco o una gabbia, più si amplia.
È anche il problema del binario e del non-binario su cui P. B. Preciado fonda la sua altra critica al discorso della psicoanalisi. Dove finisce l'uno, il binario, e dove inizia l'altro, il non-binario? Il binario è contagioso per tutti gli elementi del sistema, sia che si consideri un elemento in relazione ad un altro, sia che si consideri ogni elemento in relazione a tutti gli altri. Lacan ha scritto il codice di questo virus del linguaggio in modo molto semplice: S1 → S2 (Lacan, infatti, è molto più semplice di Freud, anche se sembra più complicato). Con questa coppia di lettere, a cui sono assegnate una direzione e una freccia che le collega nella loro differenza, abbiamo già scritto tutto quel sistema di generi che potrebbe sembrare così mostruoso nelle sue differenze e nelle sue segregazioni.
Ma è mai stato notato che la definizione stessa di questo non-binario, su cui si fonda l'argomentazione di P. B. Preciado, se la si porta dove la porta lui, è di per sé binaria, costruita solo sulla differenza con il binario? Non è con la negazione che si può uscire da un sistema binario. Questo gioco di prestigio non è un semplice paradosso logico. O meglio, è perché sembra essere un paradosso che può essere utilizzato per mischiare tutte le carte del mazzo. No, non è così facile uscire dalla logica e dal binarismo, che è sempre presente in ogni struttura linguistica, in ogni discorso che ne deriva. Il binarismo o dualismo che si annida silenziosamente in ogni discorso si riproduce in ognuna delle differenze che si stabiliscono tra un elemento e l'altro del sistema. L'aggiunta di un terzo o di un quarto non annulla il binarismo fondamentale, ma lo sposta semplicemente in ciascuna relazione tra gli elementi della serie che consideriamo: LGBTQ+ . La legge di ferro del significante non avrà alcun problema ad aggiungere alla lista la M di “mostro”. C'è spazio nell'alfabeto, e se mai dovessimo arrivare alla fine, possiamo farlo come abbiamo fatto con le targhe delle auto e scrivere nuove combinazioni. Il significante non conosce altra legge se non quella del potere del significante-padrone di organizzare le differenze. Questo ha indubbiamente la sua dimensione politica, anche quando si tratta di mettere in gabbia gli esseri umani.
Questa legge - l'unica al di là di tutte le norme giuridiche e sociali – insiste in modo particolare quando si tratta di definire ciò che è “trans”. Parliamo di “uomo-trans” e “donna-trans”, in modo che il binario rimanga esattamente dov’era, senza muoversi di un centimetro. Quindi dobbiamo trovare un modo di toccare il trans sfuggendo a questa legge di ferro. P. B. Preciado è onesto su questo punto: “Non è facile inventare un nuovo linguaggio, inventare tutti i termini di una nuova grammatica”.[5]
Gli sforzi per includere il genere non binario che termina in “es” nel dizionario (ad esempio, oltre a ellos e ellas, il pronome elles, l'equivalente francese di iel) – senza dubbio più difficile in spagnolo – vanno il più lontano possibile, cioè non molto lontano se si tratta di rompere la barriera del binario, questa legge di ferro (hierro) – e di errore (yerro) – del linguaggio. P. B. Preciado, invitando al tentativo di creare un nuovo linguaggio con le parole della tribù, mira a un nuovo legame tra gli esseri umani al di fuori di ogni segregazione. È proprio ciò che il discorso della psicoanalisi favorisce, non solo nell'intimità dell’esperienza individuale, ma anche collettiva.
Il problema è la distinzione tra l'Uno e l'Altro. Chiamiamo dunque questa legge “la legge del binario dell'Uno e dell'Altro”, perché è così che si presenta nei discorsi a cui gli esseri umani sono sempre sottoposti.
In ogni caso, il fattore fondamentale è che la logica binaria del significante spiega solo una parte della sessualità, delle identificazioni e dei modi di godimento, e non la più importante. Spiega solo la parte rappresentabile della sessualità, che è ora nota come “il genere”. Spiega la danza delle maschere, ma non può dire niente sulla musica e sulla partitura con cui la danza si evolve. Cosa succede se si cerca di sottomettere il campo del godimento, che Lacan apre negli anni Sessanta, a questa logica binaria? Ebbene, la piccola macchina della differenza relativa e binaria smette di funzionare. La macchina si blocca, si inceppa, produce tutti i tipi di segni che gli psicoanalisti – ma non solo loro – chiamano “sintomo”. Quando si tratta di godimento, e soprattutto di godimento sessuale, entriamo nel campo dell'Uno... senza l’Altro. Ognuno con i suoi fantasmi e i suoi sintomi, ognuno senza conoscere la partitura o i numeri. E qui dobbiamo passare a un'altra logica, che non è quella della differenza relativa e binaria, una nuova logica che Lacan ha annunciato e sviluppato nell'ultima parte del suo insegnamento.
Basta leggere, anche brevemente, i Seminari lacaniani, in particolare il Seminario Ancora,[6] per capire che questo cambiamento di registro è fondamentale, che entriamo in un'altra logica, che non è più la differenza tra l'Uno e l'Altro, quali che siano: stiamo entrando nel campo dell'Uno... senza l'Altro. L'Uno ci inganna sempre quando si presenta a noi come Altro, un altro che rifiutiamo, che separiamo, che consideriamo subalterno, anche sottosviluppato. E così possiamo anche crederci estranei a lui, mostruosi. Infatti, è con questa logica che crediamo nei mostri che creiamo.
Che questa alterità radicale, un'alterità senza un Altro a partire dal quale possa essere definita, sia il femminile – da distinguere dalle figure culturali della femminilità – non può essere inscritto nel patriarcato e nella logica segregativa delle differenze. È un'alterità logicamente anteriore al patriarcato, tanto che ci si può chiedere se il Padre stesso non sia, forse – e solo forse –, uno dei nomi di questa alterità senza Altro per sostenere una reciprocità. Ci sono molti posti dove Lacan lancia il guanto a chi vuole raccoglierlo. Guardiamone uno: “Come possiamo sapere se, come scrisse Robert Graves, il Padre, quel padre eterno per tutti, non sia solo un Nome tra gli altri della Dea Bianca, colei che si perde nella notte dei tempi, essendo la Differente, l'Altra per sempre nel proprio godimento, come quelle forme di infinito di cui iniziamo l'enumerazione solo sapendo che sarà essa a sospenderci”.[7]
Ecco il famoso patriarcato rovesciato, definitivamente smantellato. Il Padre: solo un nome tra gli altri della Dea Bianca, un mito che precede qualsiasi cultura patriarcale. Non si tratta più qui della differenza relativa a cui fa riferimento P. B. Preciado, la differenza sessuale. È una differenza assoluta, senza alcun Altro a cui opporsi per definirla. Si tratta del godimento del corpo, della sessualità stessa. In questo modo, avremmo una proliferazione di sviluppi possibili. In particolare, “del Nome del Padre, possiamo facilmente farne a meno [...] a condizione di servircene”[8] è stato il tema discusso in un congresso dell'Associazione mondiale di psicoanalisi. Sarebbe preferibile continuare su questa strada per evitare di rifilare alla psicoanalisi lacaniana la falsa etichetta di eteropatriarcale.
[1] Preciado P.B., Je suis un monstre qui vous parle. Rapport pour une académie de psychanalystes, Paris, Grasset, 2020. Rielaborazione del discorso tenuto da Preciado a seguito di un invito dell’École de la Cause freudienne ai 49 giorni di studi sul tema "Le donne in psicoanalisi", novembre 2019, cfr. "Intervista a Paolo B. Preciado di François Ansermet e Omaïra Meseguer & coda ", Lacan Quotidien, n° 868, 10 febbraio 2020.
[2] Cfr. il commento che ne fa Lacan J., "Le séminaire sur "La Lettre volée" ", Écrits, Parigi, Seuil, coll. Champ Freudien, 1966, pp. 11-61.
[3] Qui il dibattito continua a ruotare intorno alla classica differenza di Robert Stoller tra sesso e genere. Cfr. Stoller, R., Sexe et genre. Sur le développement de la masculinité et de la féminité, Science House, New York, 1968.
[4] . Lacan J., Le Séminaire, livre XIX, … ou pire, testo stabilito da J.-A. Miller, Paris, Seuil, coll. Champ Freudien, 2011, p. 99.
[5] Preciado P.B., Je suis un monstre qui vous parle, op. cit., p. 60-61
[6] Lacan J., Le Séminaire, livre XX, Encore, testo stabilito da J.-A. Miller, Paris, Seuil, coll. Champ Freudien, 1975.
[7] Lacan J., «Préface à l’éveil du printemps », Autres Écrits, Paris, Seuil, coll. Champ Freudien, 2001, p. 563.
[8] Lacan J., Le Séminaire, livre XXIII, Le sinthome, testo stabilito da J.-A. Miller, Paris, Seuil, coll. Champ Freudien, 2005, p. 136. Cfr. V Congresso dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi (AMP) sul tema «Le nom du père: s’en passer, s’en servir», Roma, 13-17 luglio 2006, http://www.amproma2006.it/.