38 TFF - Casa de antiguidades, di João Paulo Miranda Maria (Torino 38)

Cristovam, un uomo di colore originario delle zone rurali del nord del Brasile, si trasferisce in una città del sud, una ricca ex colonia austriaca, per lavorare in una fabbrica di latte. Costantemente a contatto con persone xenofobe e conservatrici, il protagonista si sente estraneo rispetto alla comunità e solo. Quando scopre una casa abbandonata piena di oggetti che lo riportano alle sue origini, decide di trasferirsi in quel luogo dove piano piano i ricordi sembrano prendere vita spingendolo verso una trasformazione radicale. Un esordio magico che affonda nella tradizione folkloristica brasiliana per portare in scena le tensioni sociali e culturali dell’oggi.

Nazione: Brasile, Francia, Anno: 2020, Durata: 87'


Cristovam (Antonio Pitanga) cova dentro di sé una rabbia atavica, inesprimibile. È costantemente irrigidito, pronto a esplodere. Ma se i suoi occhi - che di notte lampeggiano, come quelli dei giaguari fantasma con cui combatte - denotano un ardore irreprensibile, il suo corpo, ormai anziano, racconta in ogni sua movenza e postura l’avvento della fine. Da un lato, Cristovam è risucchiato da un passato leggendario, bestiale; dall’altro si incammina, consapevolmente, verso la morte. Un percorso che compirà senza il conforto di nessuno, poiché non ha eredi, né una moglie, né un amico.

Per vent’anni impiegato nel settore caseario, Cristovam inaugura il suo percorso (auto)distruttivo con una riduzione salariale. Il primo dei soprusi a cui sarà sottoposto. Il dirigente della Kainz non si fa problemi a tagliargli lo stipendio, comunicandogli a viso aperto che, pur essendo lui un tassello fondamentale dell’azienda, non ha nessun senso di colpa a ridimensionare le sue entrate. Perché è solo, e nero. João Paulo Miranda Maria gira il dialogo tra Cristovam e il suo superiore come una scena di guerra. Non perché ricorra a mirabolanti espedienti registici, ma perché è capace di mettere in scena l’incomunicabilità tra due fazioni opposte, l’impossibilità tra loro di una mediazione, di un armistizio. Questo, attraverso un lavoro di dilatazione temporale, comune a molto cinema brasiliano contemporaneo (cfr. Aquarius, dir. Kleber Mendonça Filho, 2016; Temporada, dir. André Novais Oliveira, 2018), ma qui assurto a correlativo oggettivo di una frizione interpersonale, che è a sua volta sintesi estrema di una disparità sociale e del conflitto che essa implica. Invece di ricorrere ad una ritmata alternanza tra campo e controcampo, i piani di Cristomav e del Kainz-mann sono restituiti nella loro ermetica autosufficienza, immersi in un tempo granitico, infrantumabile. Lunghe inquadrature statiche, lentissimi zoom-in. Ogni taglio è una frattura insanabile, il preludio di uno scontro. Un dialogo a-dialogico: monologo imperioso vs silenzio stoico.

Cristomav è un alieno, un nord-brasiliano impiantatosi in una ex colonia austriaca i cui abitanti non sprecano un’occasione per vessarlo, sottolineandone l’estraneità. Vive in una casa abbandonata, piena di vecchi oggetti e ricordi provenienti da un tempo ancestrale. Un edificio in putrefazione, sempre più sporco, più a pezzi, che sprofonda lentamente in quel passato remoto da cui Cristomav attinge la propria misteriosa forza. Un mondo in cui tra bovini e uomini c’è solo una labile differenza di ruolo, ma nessuna gerarchia. Come il protagonista di Japón (dir. Carlos Reygadas, 2002), quello di Casa de antiguidades anela il ricongiungimento all’immobilità di un tempo arcaico in cui muggiti e gemiti erotici s’intrecciano polifonicamente.

In una farsa carnevalesca, goffa e sublime a un tempo, Cristomav diviene Minotauro, sprigiona, in un empito anarchico, quell’energia da sempre castrata. Rinuncia a quel poco di linguaggio umanoide cui ancora, di tanto in tanto, faceva ricorso. Canta, uccide. Viene vessato e martoriato, condotto (finalmente) all’ultimo, pesante respiro.

Ma l’enigmatico sguardo pre-omicida del giovane assassino con cui Miranda Maria conclude il suo primo lungometraggio sembra suggerirci che, avvicinandosi definitivamente alla morte, quell’uomo stanco e insofferente è riuscito a ripristinare la sua pelle taurina.

Niccolò Buttigliero

Vita low budget in campionato juniores. Vedere, scrivere, fare cinema - ut scandala eveniant.

Laureato al DAMS di Torino in Storia e teoria dell'attore teatrale con una tesi sul «progetto-ricerca Achilleide» di Carmelo Bene. Vive in un cinema e lavora in un teatro.

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