Se la filosofia è un genere letterario
L’esperienza sorgiva della filosofia, la sua arché, è questo perpetuo gesto della mente che divide-e-riunisce; è la contemplazione, dove appunto ogni cesura (soggetto e oggetto, dentro e fuori, mente e corpo) continuamente si apre e risana, in una rete di infinite corrispondenze in cui, paradossalmente, non vi è un’arché individuabile – ma un ritmo, che nei suoi battiti abolisce ogni gerarchia.
Il corso della theoría. Note sull’imaginale
Questo punto ritmico che è l’imaginale, il vuoto che in sé ogni forma discioglie, dove la mente, lo spazio e la Luce coincidono, è la χώρα: il ricettacolo che accoglie la mente e che a un tempo è la mente stessa, la cui visione, come per la Luce Gloriosa iranica, confonde sogno e veglia: «a questo essere [la χώρα] noi guardiamo come in sogno». Lo spazio-ricettacolo si costituisce come la possibilità stessa di ogni forma – è il Bene, l’originaria, infigurabile eccedenza da cui la molteplicità degli enti è emanata. È l’a priori che ‘permette’ il mondo sensibile. È la sua verità, la sua realtà profonda.